domenica 29 maggio 2011

Il giudizio di un sedicente storico su mio padre.

Con dolore ho letto una nota,stonata,su un libro che ha la pretesa di ricostruire un periodo difficile quale quello della guerra civille che insanguinò l'Italia dal 1943 al 1945.Per Francesco Cossiga fu quello il momento identitario più forte vissuto dal paese quando si fronteggiarono in armi due concezioni diverse di Patria,dovere,fedeltà.Fu il momento in cui i giovani di allora fecero una scelta drammatica ,con Mussolini o contro Mussolini.Tanti ,e a volte occasionali i motivi del parteggiare per l'una o l'altra fazione.Fu una scelta difficile ma rispettabilissima soprattutto quando si rischiava la propria vita per un ideale.Una minima parte della popolazione partecipò attivamente alla guerra civile,soprattutto al Nord.Da noi episodi marginali anche se a a volte drammatici.Non ho appezzato un giudizio superficiale ,ingeneroso,irrispettoso e cretino dato a mio padre dal presunto storico Antonio Cipolloni,mio amico ondivago nella Dc.Non si può dare del facinoroso ad un uomo che ha fatto una scelta coraggiosa nel seguire Mussolini consapevole di andare incontro a sicura sconfitta.Non si può dare del facinoroso senza conoscere il susseguirsi degli eventi.Mio padre è morto per un ideale mentre altri mantenevano il sedere al caldo in attesa di vedere il vincitore.

La politica torna ad imbarbarirsi.

Forse qualcuno dovrebbe spiegare ai giovani cosa significhi fare politica e quale differenza ci sia tra il tifo calcistico,il più aspro ,e la simpatia politica.Fare politica è da sempre agire per il bene comune,sia per i verdi ,rossi ,neri e bianchi.Questo non significa che ci possa essere uniformità di giudizio su tutto ,anzi dal confronto di idee e progetti diversi può sicuramente nascere una sintesi che assicuri il divenire,lo scorrimento naturale della società.In ultima analisi politica è individuazione del fine e dei mezzi migliori capaci di provvedere al bene comune.Solo contro le dittature è ammessa la ribellione violenta,non contro i governi democraticamente eletti.Per questo mi appare ineducato e sopra le righe il linguaggio usato da alcuni giovani per dileggiare l'avversario politico.Politica è soprattutto tolleranza e rispetto delle idee altrui .

venerdì 20 maggio 2011

I 500 giorni di Salò nelle lettere di Ben e Clara.

Da "L'ultima lettera di Benito "di Chessa,unico ricercatore ad avere disponibile il carteggio dell'Archivio Petacci,possiamo ricavare molti elementi che ci illuminano su quello che fu il dramma della repubblica di Salò ,del suo Capo,dei gerarchi,di Clara Petacci.Appare un Mussolini avvilito e consapevole della inutilità della lotta.Un uomo rassegnato alla sconfitta ,cosciente di essere il più odiato del Paese,deluso dalla ingratitudine degli Italiani e soprattutto dai Romani che hanno festeggiato il suo arresto"come se avessero vinto contro l'Inghilterra".Solo Clara si mostra come una donna forte e risoluta che lo spinge a resistere e a cacciare i gerarchi traditori.Una donna decisamente prodotta dalla formazione del ventennio fascista.E' lei ad incoraggiarlo nei momenti di depressione tanto frequenti.Dalla corrispondenza fra i due viene fuori il tentativo di salvarsi con la fuga .Il tentativo di rifugiarsi in Spagna e il rifiuto di Franco ad ospitarlo."Riconoscenza spagnola",commenterà amaramente ricordando l'aiuto dato al generale in uomini e mezzi durante la guerra civile.Il "Ridotto della Valtellina,l'ultimo bastione della resistenza repubblichina,sarà una ulteriore delusione.

Mussolini avvilito e stanco.

Appare incomprensibile il comportamento di Mussolini che va dal Re a consegnare l'o.d.g. che lo defenestra.Per alcuni nel Duce prevaleva ormai la consapevolezza di aver gettato il paese in un baratro dal quale era ormai impossibile uscire.Forse l'unica sua aspirazione era quella di ritirarsi nella Rocca delle Caminate.Gli avvenimenti successivi presero una strada completamente diversa.Condotto a Campo Imperatore,dopo un lungo peregrinare,verrà liberato dai paracadutisti del Gen.Student guidati dal maggiore Morse.Una liberazione non desiderata se è vero che ad un carabiniere ,che gli chiedeva se gli alianti in arrivo fossero inglesi ,rispose sconsolato che "purtroppo erano tedeschi"".Condotto in Germania ,alla presenza di Hitler e Goebbels,manifestò l'intenzione di ritirarsi dalla scena politica.Hitler,scrive Goebbels nel suo Diario intimo,ebbe una reazione durissima e minacciò la distruzione dell'Italia se il Duce non si fosse messo a capo di un governo fedele alla Germania.Non poteva offrire ai Giapponesi un pretesto per ritirarsi dall'Asse.Mussolini accettò rassegnato.Molto interessante dal punto di vista storico appare il carteggio dell'Archivio Petacci,da poco disponibile.E' composto dalla corrispondenza fra Ben e Clara Petacci durante la repubblica di Salò.

La notte del Gran Consiglio..

Mussolini tenne a precisare che una eventuale uscita dalla guerra sarebbe stata intesa come un tradimento da parte di Hitler.Interessante l'intervento di Ciano che invitò il Duce a non aver timore delle eventuali accuse perchè i primi traditori nei confronti del Duce erano stati i Tedeschi ,sia quando avevano tenuto nascosto il Patto Ribbentrop -Molotov ,sia quando ,il primo settembre 1939 ,invasero la Polonia.I due avvenimenti,disse Ciano,"li abbiamo appresi dai giornali".Mussolini non replicò e si passò ad altri interventi fra i quali quello di Grandi estensore di un o.d.g. con il quale invitava il Re a ristabilire le libertà democratiche e a mettersi a capo dell'esercito.Stranamente il Duce ,che aveva letto l'ordine del giorno Grandi,lo mise in votazione prima di quello presentato da Scorza ,di segno opposto.L'o.d.g.fu approvato e Mussolini si incaricò di portarlo al Re,cosa che fece di lì a poco.Il Re lo fece arrestare dando il via ,di fatto ,alla guerra civile.Nasce spontanea una domanda:perchè M.,che conosceva il documento,lo mise in votazione?Cosa significava non reagire affatto?In altri tempi con la sua oratoria avrebbe aggredito i presentatori con ben altre conseguenze.Era un uomo cosciente del fallimento?

giovedì 19 maggio 2011

La notte del Gran Consiglio-luglio 1943.

Le bancarelle dei libri sono fonte inesaribile di elementi necessari ad una ricostruzione storica lontana dalle passioni.Il mio amico Milli mi ha dato in prestito un libro scritto dall'ultimo segretario del PNF Scorza.In esso sono rportati tutti gli nterventi dei membri del massimo organo fascista.La lettura degli interventi è rivelatore dello stato d'animo di gerarchi e del Duce rispetto all'andamento della guerra.Si legge un Mussolini deluso e consapevole dell'andamento negativo del conflitto.Le forze dell'Asse erano state cacciate dall'Africa settentrionale,gli Alleati erano sbarcati in Sicilia senza trovare resistenza.Roma era stata bombardata.Appare un M.addolorato dalla perdita di Pantelleria,resa quasi imprendibile dalle fortificazioni costruite e dalla presenza di ben 25.000 difensori in armi.Là dovevano essere fermati gli invasori .L'isola si arrese senza combattere come fecero le forze presenti in Sicilia.La base fortificata di Augusta cadde senza opporre adeguata resistenza.La guerra si avviava alla fine.Mussolini pose ai presenti un interrogativo:"Volete la pace o la guerra?".Su questo si sviluppò il dibattito .