martedì 5 gennaio 2010

Sempre sui partigiani a Contigliano.

Partiti i fascisti,ritiratisi i tedeschi ,i partigiani fecero il loro ingresso nel paese.Vivevo con mia madre e mia nonna,particolarmente avvilite per la scelta di mio padre che aveva lasciato due donne e un bambino in un momento particolarmente delicato,il momento della resa dei conti.Li vidi arrivare a casa i partigiani ,erano in due,in calzoni corti ,con un mitra Sten a tracolla ,con bombe a mano che pendevano da tutte le parti e con due pistoloni ai fianchi.Presero me e mia madre e ci addossarono al muro in fondo alla casa per ,così dissero,fucilarci in quanto moglie e figlio di un fascista.Mia nonna cominciò ad urlare e una amica di famiglia ,Nannina Toni,corse a chiamare il parroco del paese,don Umberto Ubertini,fratello di Enrico,che sarà sindaco del paese e pro-sindaco di Rieti.Corse anche Gigi Cipriani,amico dei due partigiani.L'autorevolezza del parroco era dovuta al suo legame con DonSturzo e all'essere stato antifascista dichiarato,tanto da meritare l'olio di ricino.I due furono invitati ad andarsene e a non riprovarci più con un gesto così vigliacco.Mi resta ancora nelle orecchie il clic dello Sten.Ma l'incoscienza dell'età non mi fece comprendere il pericolo.Come è fatta la vita:negli anni sessanta ,insegnavo a Rieti,durante il ricevimento dei genitori,incontrai uno dei due partigiani.Mi pregò di non fare alcuna vendetta sul figlio che in realtà non andava proprio bene perchè aveva altri interessi.Volli dargli una lezione e gli dissi che mai avrei fatto pagare ai figli eventuali colpe dei padri.Divenne rosso dalla vergogna,mi ringraziò e andò via.E' stato castigato dalla vita;un figlio tifa Forza Italia e l'altro,il mio ex alunno,è più vicino ai nazisti che ai fascisti.

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