giovedì 1 ottobre 2009

La droga e la grande ipocrisia.

Eravamo solo due parlamentari antiproibizionisti in fatto di consumo di droga ,io e l'on.Alessi,figlio del primo presidente della Regione Sicilia.Ad evitare equivoci voglio affermare che non ho mai consumato droghe leggere o pesanti nè in famiglia ho tossico- dipendenti.Sono stato un grande fumatore,circa quattro pacchetti al giorno,poi improvvisamente la sorte mi mise dinanzi ad una scelta:smettere di fumare o morire.Scelsi la prima opzione passando da ottanta sigarette a zero,senza rimpianti nè fenomeni negativi di dipendenza.In occasione dell'approvazione della legge n°190,Iervolino -Vassalli,chiesi al mio Presidente di gruppo ,il sen Nicola Mancino,una gran brava persona,competente e umana,il permesso di votare contro rendendo nota la mia posizione con una dichiarazione letta in aula.Avrei dichiarato che con il proibizionismo avremmo fatto la fine degli Usa quando proibirono l'uso degli alcolici e misero nelle mani della malavita il traffico illegale di alcol garantendo guadagni immensi e un peso enorme sulla società americana.Proibire e non legalizzare le droghe avrebbe significato incentivare la micro e la macro criminalità.Mancino mi ascoltò e mi disse che le mie osservazioni non erano campate in aria ma avevano un fondamento tanto che alcuni suoi amici la pensavano come me.Però dovevamo approvare la legge perchè era fortemente voluta dalla chiesa.Non mi misi contro il partito e,seppure a malincuore', votai la legge pur consapevole che non avrebbe migliorato la situazione.E così si è verificato:la battaglia contro la droga è di fatto persa con grande spreco di risorse umane e finanziarie.Intere regioni italiane sono nelle mani della malavita e i proventi della droga sono sempre più elevati.Il consumo presso i giovani e i meno giovani è aumentato a dismisura ed ha invaso anche il Parlamento.La repressione non combatte l'uso della droga.Solo una impostazione politica del problema, capace di coinvolgere le famiglie,la scuola ,la società,può offrire una via di uscita.Ripensare il problema ,anche a livello internazionale dove molti conflitti sono legati alla produzione e allo smercio delle droghe,è oggi un imperativo che deve animare le forze politiche .Io resto un antiproibizionista convinto.

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