venerdì 2 ottobre 2009

I risparmiatori e l'evoluzione del capitalismo

Il 20 dicembre 2002 scrivevo su un giornale locale:Il capitalismo,senza più nemici capaci di impensierirlo,morto miseramente il comunismo,sembra aver imboccato la strada della soluzione finale,la finanziarizzazione .In questi ultimi tempi i mercati finanziari ,che dovevano sostenere prevalentemente le attività industriali ,si sono trasformati in concorrenti capaci di calamitare notevoli flussi di capitali con la promessa di facili guadagni.C'è stato un momento in cui tutti ,dalla donna di casa alla pensionata,affidavano i loro risparmi a promotori più o meno bravi.Il capitalismo si è affidato in toto al mercato finanziario.Il crollo di castelli di carte ha distrutto immense ricchezze impedendo l'utilizzo delle stesse da parte del mondo economico sano.La finanziarizzazione ha fallito nei suoi aspetti più importanti,la remunerazione del capitale e la riduzione dei rischi.Questo sostenevo nel 2002 dopo il crac di grandi imperi industriali senza che i revisori pagassero per responsabilità avute nell'avallare operazioni spericolate,senza che le società di rating,quelle delegate ad esprimere pareri sulle società indebitate,si fossero espresse con celerità sulle operazioni di rischio che hanno messo sul lastrico migliaia di piccoli risparmiatori.Oggi ,a tutto questo ,si aggiunge una crisi economica figlia dell'improvvisazione dei governi e degli esperti in economia che ,senza controindicazioni,hanno allargato il libero mercato ad oltre 150 paesi ,dando così il via al fenomeno della delocalizzazione delle attività industriali in paesi dove la manodopera è quasi a costo zero.A noi è rimasta la disoccupazione creata dal trasferimento delle attività industriali.Ha ragione una persona seria,la Regina Elisabetta d'Inghilterra ,quando in un convegno di economisti ha posto una semplice domanda:"Perchè non avete previsto la crisi?"Imbroglioni e chiaccheroni.

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